19, maggio 2020 4 min. tempo di lettura 2 Commenti
L’avvocato locarnese dodici anni fa si è definitivamente trasferito in Sud America per seguire personalmente il suo innovativo progetto lanciato nel 1998.
La prima domanda e’ d’obbligo: come è andata la vendemmia 2020?
Normalmente nella Valle dell’Aconcagua vendemmiamo durante i mesi di aprile e maggio e talvolta persino la prima settimana di giugno. Quest’anno abbiamo avuto 150 giorni di sole senza interruzione e con temperature medie di 30C.
L’uva era pronta a meta’ marzo, con un mese di anticipo e in piena emergenza coronavirus.
E quindi abbiamo raccolto sotto una nube di preoccupazioni. Per fortuna, nessuno si e’ ammalato e la qualita’ e’ molto buona.
Da oltre venti anni in Cile: è possibile tracciare un bilancio?
Beh, potrei scrivere un libro, con molti capitoli e non è detto che non lo faccia.
Se hai voglia di sperimentare l’alpinismo estremo senza andare in montagna, puoi provare a mette in piedi un’azienda vitivinicola da zero: non mancano le emozioni né il pericolo di cadute. In realtà è stato molto difficile, anche se oggi, dopo anni di pareti verticali, possiamo camminare senza crampi alle gambe..
Ti manca il Ticino? E la tua vecchia professione?
Ho sempre avuto la fortuna di fare lavori che amo e questo vale anche per la mia precedente professione di avvocato. Andare in ufficio o in tribunale, ricevere clienti, confrontarmi con problemi nuovi è sempre stato qualcosa di naturale per me, una seconda pelle, come lo è ora quella di produttore di vino. Sono mondi diversi, ma credimi in Cile c’è sufficiente burocrazia da non sentire la mancanza dei codici svizzeri..
Con il Ticino ho radici tanto profonde da sentirmi sempre di quella terra. Certo, mancano gli amici, i miei cugini, i piccoli riti di Locarno, come prendere un caffè in piazza o pranzare con i colleghi alla Cittadella ed è vero che vorrei tornare più spesso ma gli impegni fortunatamente non mancano: oltre a quello nazionale, con mio figlio Matteo, dobbiamo seguire altri sedici mercati in giro per il mondo. È un'esperienza affascinante, scopriamo sempre luoghi diversi e lontani: come Taiwan, Macao, Hong Kong, la Cina con le sue città modernissime ed enormi, gli Stati Uniti, il Centro-america e l’America del Sud, ma così il calendario scorre rapidamente e negli ultimi sei anni non sono riuscito a rientrare in Svizzera. Hai notato che ho detto “rientrare”? Perché la Svizzera è unica e per me si tratta di un legame indissolubile, vivessi anche mille anni da un’altra parte. Proprio perché’ho visto le “miserie del mondo” so apprezzare il livello di civiltà, democrazia e libertà di questa piccola nazione al centro dell’Europa.
Torniamo in Cile. Se dovessi definire in due righe Viña von Siebenthal cosa diresti?
Azienda familiare con 30 ettari in produzione. Sei rossi e un bianco, vini che esprimono il terroir, concentrati, classici e atti all'invecchiamento. Di fatto una vigna boutique “premium”, come pochissime in tutta l’America del Sud.
Qual’è la parte migliore del tuo lavoro?
Piantare un vigneto è per me una gioia immensa. È la mia maniera per connettermi alla terra. La vite è una creatura nobile e generosa. Rappresenta la parte mediterranea delle mie radici materne. L’Italia, il mondo latino, quello etrusco e quello della Grecia antica. Il cuore della civiltà occidentale. Amare il vino è anche ricordare le proprie radici. Certamente anche la vendemmia è stupefacente: ogni anno chiude un ciclo e contemporaneamente ne apre uno nuovo. In un mondo “liquido” e vagamente “inconsistente”, la vendemmia, e il ciclo del tempo che rappresenta, è qualcosa di tremendamente “solido”.
Nel 2004 “Montelig” ha vinto il trofeo del Concorso Mondiale di Bruxelles “Best wine in show” su oltre 5000 vini degustati. Nel 2009 “Tatay de Cristobal” è stato il primo vino cileno a ottenere un punteggio stellare da R.Parker (97 pti) e a posizionarsi nel mercato con un valore di USD 200.- a bottiglia, sino allora un limite impensabile per una etichetta cilena. “Carabantes” e “Parcela 7” regolarmente si guadagnano la menzione “Top Wine” in Vivino. Quali sono le caratteristiche che fanno famosi questi vini?
Provai il mio primo vino cileno oltre trent'anni fa a Locarno. Mi resi conto del potenziale di un paese conosciuto allora solo per i suoi vini accessibili e beverini. Se penso alle avverse condizioni meteorologiche della viticultura in Europa, la natura in Cile è ideale non solo per la vite ma per tutta la frutta come pesche, albicocche, mele, pere, kiwi, ciliege, papaya, agrumi, avocados, noci, nocciole (chiedere ai Ferrero il perché degli oltre 4000 ettari in produzione). Toknar, Montelig, Tatay de Cristobal e Parcela 7 nascono tutti in suoli difficili da coltivare. Alcuni sono colluviali, di pietre aguzze di granito. Altri sono di origine vulcanica e lavorati dai ghiacciai e dalla corrente del fiume Aconcagua. Altri ancora sono suoli sedimentari di minerali o di materia organica (torba). Tutti si riflettono nei diversi vini. È la magia della natura, sempre difficile da spiegare.
Quali sono i tuoi piani futuri?
Confido nella scienza e nei rimedi che sicuramente ci offrirà per superare la pandemia.
Poi, appena possibile, riunirsi in famiglia, con gli amici, i clienti e i collaboratori, tutti insieme, attorno a un grande tavolo, condividere un calice di vino e celebrare le emozioni che fanno di noi degli esseri umani.
04, agosto 2020
Blog exceptionnel !
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Simon Boragina
12, gennaio 2021
Mach weiterso tolle sache habe vor i Brasilien land zu kaufen . Werde sicher gerne mal zu besuch kommen . Ist ja schon ewig her als ich mateo sah wahr er noch ganz klein blonde haare . Würde mich freunen mal zu beduch kommen zu dürfen maurp lg boragina simon antonio kleinster sohn . Oder jüngster . Ich spreche fliessend 6 sprachen dazu spanisch und portogisisch . Viel glück und kraft lg unsßd schöne festtage für euch boragina